NORMOTECH

03/04/2016

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UNA FOTO SGUALCITA

A CRUMPLED PICTURE

Racconto di

 Bernabè Giovanni Stefano

Story of

Bernabè Giovanni Stefano

12/03/2010

 

Un’immagine di gruppo: una scolaresca; inconfondibile, ma solo per la classica disposizione dei ragazzi e per la presenza della signora adulta tra di loro.

Nessun grembiule; poveri abiti, e tutti scalzi! … Anche la maestra!

Il ragazzino di nove anni girò la vecchia fotografia, a lapis lesse la data, c’era scritto: “1934”.

«Ma nonno, ma siete tutti scalzi! E senza grembiule!»

«Già!» confermò il nonno con un tono di triste constatazione. «Era già abbastanza che ci facessero andare a scuola, altro che grembiule … e scarpe!»

«Perché? Le scarpe non le avevi?» chiese il bambino incuriosito.

«Le avevo, ma solo per la domenica» rispose il nonno e aggiunse «Le scarpe le mettevo se stavo fermo, se si doveva camminare e correre si andava scalzi. Altri tempi!» concluse.

«Che classe era? Quanti anni avevi?» domandò ancora, pieno di stupore.

«Mah! Forse la terza elementare! Avrò avuto nove anni!»

Il ragazzino si voltò verso il nonno e con un tono visibilmente canzonatorio soggiunse:

«Nove anni? In terza elementare? Ma nonno eri un po’ duro!»

«Eh!» ammise il nonno sconsolato, «Stavo imparando a leggere …»

Fu interrotto dal nipotino:

«A leggere? Ma io vado in quinta, so fare le divisioni!» sbottò vantando spavaldo i suoi nove anni.

Voleva rimarcare che lui si, era bravo, molto più del vecchio nonno, lui!

Il nonno non aveva alcuna intenzione di giustificare quella sua antichissima condizione di ignoranza. Ciononostante lo fece comunque, dicendo sommessamente:

«Il nonno non andava neppure tutti i giorni a scuola! La mia vita era un po’ diversa dalla tua. Tutti i giorni tu ti alzi da un letto caldo, fai una bella colazione, vieni accompagnato a scuola, ti vengono a prendere … La sera, a quell’ora te ne vai a letto, … lenzuola e coperte pulite … La mia vita non era certo così ordinata!», fece una pausa come per raccogliere anche le emozioni di quel ricordo, e continuò:

«A nove anni, molto spesso, il nonno aveva fatto chilometri durante la notte, a pascolare il cavallo che mio papà usava di giorno per arare i campi dei vari contadini. E la mattina dopo spesso non avevo neppure la forza di stare in piedi, altro che scuola …»

«Tutta la notte?» interruppe il ragazzino con gli occhi sgranati dallo stupore, «Da solo?»

«E certo! Da solo! Con la luna o senza la luna, … solo con il cavallo. E non dovevo perdermi! A volte gli saltavo a cavalcioni e quando entrava in un campo di cardi, ero costretto a mettermi in ginocchio sulla groppa per non graffiarmi le gambe nude».

Il ragazzino ora guardava il nonno, in silenzio. Il suo sguardo adesso si perdeva in un’aria assorta, pensierosa: Quello era suo nonno! E a nove anni faceva ancora la terza elementare, stava ancora imparando a leggere, e non sapeva ancora fare le divisioni, ma faceva cose che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di fare, e forse non avrebbe imparato a fare mai.

E in quel momento, quello che tra i due invidiava l’altro e con un grande rispetto, si accorse di essere proprio lui.