Materie plastiche naturali e sintetiche esempi (i più famosi) di polimeri di origine naturale
che hanno trovato nel tempo utilissimi impieghi, spesso anche a contatto con gli
alimenti Gomma lacca Considerata una plastica
naturale. Può essere modellata a caldo Classificata come termoplastica.
Polimero naturale, composizione chimica simile a quella dei polimeri sintetici.
Fragile e scagliosa secrezione dell'insetto femmina dell'ordine degli emitteri
Kerria lacca, presente nelle foreste di Assam e Thailandia. Raccolto dalla
corteccia degli alberi su cui lo deposita per ottenere una salda presa
sull'albero. Purificata, la sostanza prende la forma di pallottoline o
scaglie di colore giallo/bruno.
ambra Emessa dalle conifere sotto forma di
resina Con il tempo si fossilizza ed in alcuni casi si solidifica conservando
resti vegetali, fungini o animali tra cui artropodi ma anche, molto più
raramente, vertebrati.
guttaperca o
guttapercha Materia plastica elastomerica. si ottiene da alcune specie di
alberi dell'ordine delle Sapotaceae come l'Isonandra Gutta o il Palaquium gutta
albero del genere Palaquium. Macromolecola molto simile, per chimica e per
origine, alla gomma naturale o caucciù (la gomma per antonomasia), da cui
differisce però per molte proprietà. Dall’inglese gutta-percha, a sua volta
originato dal malese jetah percáh che significa ‘gomma di percha’ ed è anche il
nome dell’albero da cui è ricavata. Politerpene, ovvero una macromolecola di
origine vegetale appartenente alla famiglia dei terpeni. Polimero
dell'isoprene con più di 40 atomi di carbonio. Formato per addizione
1,4-trans Guttaperca e caucciù sono simili. Successione degli atomi e dei
legami nell'unità monomerica identica. Doppio legame determina un fenomeno di
isomeria sterica, a seconda di come si dispone il monomero di base, abbiamo due
possibilità: disposizione in trans, produce una molecola di guttaperca
disposizione in cis, produce una molecola di caucciù (Gomma naturale estratta,
sotto forma di lattice, dall'albero della gomma Hevea brasiliensis)
ebanite
Materiale duro e fragile. Resistente alle sostanze acide, ha la proprietà di
ammorbidirsi se surriscaldata. Facilmente lavorabile e lucidabile.
Ricavata per vulcanizzazione prolungata da una miscela di gomma naturale
(polibutadiene), in eccesso di zolfo (25-50%) e con aggiunta di sostanze
minerali ed organiche per variarne la consistenza finale (è infatti nota anche
con il nome di hard rubber, in inglese gomma dura). Il processo produttivo ha
una durata di diverse ore ad una temperatura che si aggira attorno ai 150 °C.
Utilizzando sostanze acceleranti e temperature più elevate, è possibile ridurre
i tempi di produzione fino a poche decine di minuti. Un prodotto simile a
quello dell'ebanite si può ottenere dalle gomme sintetiche a base di nitrile o
dai copolimeri butadiene-stirolo. Notevole diffusione hanno avuto (ed in parte
hanno ancora) materie plastiche ottenute modificando per via chimica alcuni
polimeri naturali ed ottenendo polimeri parzialmente sintetici come galalite (dalla caseina e formaldeide)
Dal greco gala (latte) e lithos (pietra) 1897 e brevettata 1899 da Friedrich
Adolph Spitteler (1846-1940) e Wilhelm Krische. Prodotta a partire dalla
caseina, una proteina del latte. Francese, J.C. Trillat, scoprì la maniera di
rendere insolubile la caseina per immersione in formaldeide. Industria dei
bottoni Capacità di creare effetti strutturali ed imitare tutti i tipi di
materiale: corno guscio di tartaruga avorio legno, etc. Usata
negli anni trenta per articoli: gioielleria penne manici d'ombrello
tasti bianchi del pianoforte (sostituendo il molto più costoso avorio naturale),
etc. Produzione mondiale di galalite a quell'epoca: 10.000 tonnellate. Una
delle sue grandi qualità è la porosità che la rende perfetta per essere
verniciata mediante immersione in bagni colorati (in forma nativa è bianco
latte). Non può essere plasmata, ed è fabbricata in forma di fogli di
differente spessore, bastoncini e tubi, che vengono poi lavorati a mano.
parkesite (modificazione del nitrato di
cellulosa)
celluloide (nitrato di
cellulosa modificato con canfora) Nome commerciale di sostanze plastiche
inventate nel 1863 o nel 1868 da John Wesley Hyatt (Starkey, New York, USA,
28/11/1837 - Short Hills, New Jersey, USA, 10/05/1920) Ottenute da
nitrocellulosa al 10-11% di azoto, plastificata con canfora. Materiale
flessibile e resistente all'umidità Infiammabile. Supporto per pellicole
fotografiche. Supporto per evitare la dispersione delle schegge di vetro in
seguito a rotture accidentali. Vetri stratificati, detti "di sicurezza"
Occhiali per maschere antigas Interfaccia di comunicazione per il
calcolatore, il primo computer programmabile della storia. Dal 1954 tuttavia
non viene più usata per la fabbricazione di pellicole, proprio a causa della
citata infiammabilità. È stata sostituita dal
triacetato di cellulosa (non più usato) e, in seguito, dal
poliestere (polietilene tereftalato) tuttora
usato per la fabbricazione di pellicole cinematografiche. Altri tipici
impieghi della celluloide: giocattoli articoli sanitari penne stilografiche Oggetti per la casa.
molte altre cellulose modificate
acetato di cellulosa Sostanza a base di anidride
acetica e di cellulosa. Per fabbricarlo si tratta la cellulosa con l'anidride
acetica
Fibra sintetica per la produzione di fodere ed è anche soprannominato "seta
artificiale" per l'aspetto lucido e sericeo. Con l'aggiunta di plastificanti
e di stabilizzanti, per la produzione di semilavorati estrusi di vari colori e
strutture usati per la fabbricazione di: Occhiali da vista e da sole Fogli
trasparenti a basso spessore per maschere protettive o schermature per lampade e
proiettori da teatro. Film con spessore di pochi centesimi di millimetro,
come terminale delle stringhe per scarpe. Ha sostituito la nitrocellulosa
(celluloide) altamente infiammabile se innescata da una fiamma o a causa della
decomposizione dovuta al trascorrere del tempo. Esposto a forti fonti di
calore, tende a decomporsi liberando acido acetico dal caratteristico odore.
Nella industria degli occhiali servito a riprodurre alcuni prodotti naturali
quali la tartaruga od il legno, finendo tuttavia per assumere strutture proprie
non più imitanti i prodotti naturali precedentemente utilizzati.
nitrato di cellulosa La
nitrocellulosa è un estere nitrico della cellulosa, composto chimico altrimenti
detto fulmicotone, per le sue proprietà infiammabili-esplosive, ancor prima
dell'invenzione della dinamite.
propionato di cellulosa
butirrato di
cellulosa
Le materie plastiche che interessano oggi il settore
del food packaging, sono quasi esclusivamente di natura totalmente sintetica.